LO STRABISMO
LO SVILUPPO DELLA CAPACITA'
VISIVA
Il sistema visivo completa il proprio
sviluppo nei primi anni di vita del bambino, grazie alla progressiva maturazione
delle strutture che collegano occhio e cervello.
Un corretto sviluppo
richiede immagini nitide da entrambi gli occhi che, inoltre, devono essere
perfettamente sincronizzati nei loro movimenti.
Qualsiasi ostacolo alla
visione che si presenti in questo periodo determina un arresto della maturazione
del senso della vista, influendo talvolta sul normale sviluppo psichico e fisico
del bambino.
Sovente i danni che si verificano all’apparato oculare nei primi
dodici mesi di età provocano deficit visivi importanti; un trattamento
tempestivo consentirà di far recuperare le potenzialità perdute.
Superata
l’età pediatrica ci si dovrà accontentare di mediocri o scarsi recuperi, perché
l’apparato visivo perde la plasticità di cui è dotato nei primi anni di
vita.
SISTEMA SENSORIALE E SISTEMA
MOTORIO
La nostra capacità visiva è dovuta a due
sistemi distinti ma profondamente legati: il sistema sensoriale ed il sistema
motorio.
Il primo sistema è formato dalla retina, dal nervo ottico e da tutte
le vie nervose che trasmettono gli impulsi elettrici al cervello per la
successiva elaborazione in immagini.
In particolare, la retina, tessuto
nervoso che riveste l’interno del bulbo oculare e che è in grado di trasformare
uno stimolo luminoso in uno elettrico, è una struttura molto complessa, le cui
singole parti sono dotate di un’elevata specializzazione funzionale.
Il
secondo sistema è costituito da muscoli esterni al bulbo che muovono l’occhio,
da quelli interni che permettono la messa a fuoco delle immagini, dai nervi e
dai nuclei encefalici che ne comandano i movimenti e da tutti quei tessuti che
contengono e fanno da supporto al bulbo oculare permettendone la
rotazione.
L’occhio viene mosso in tutte le direzioni possibili grazie
all’azione di sei muscoli (quattro retti e due obliqui).
I quattro muscoli
retti nascono all’apice dell’orbita e arrivano al bulbo seguendo una traiettoria
diritta; sono denominati in base alla posizione di attacco sulla sclera (retto
superiore, retto inferiore, retto interno e retto esterno).
Sul bulbo oculare
si inseriscono anche due muscoli obliqui (obliquo superiore e obliquo
inferiore), così chiamati per la loro particolare
traiettoria all’interno
dell’orbita.
Poiché gli occhi sono fatti per muoversi insieme, quando si
attiva un muscolo di un occhio contemporaneamente si attiva un determinato
muscolo dell’altro occhio (chiamato antagonista controlaterale).
Se per
esempio si vuole guardare verso destra si contraggono simultaneamente il muscolo
retto interno dell’occhio sinistro e il muscolo retto esterno dell’occhio
destro.
Il sistema motorio è condizionato da quello sensoriale che gli
trasmette le necessarie informazioni per correggere sia la messa a fuoco sia la
posizione dei bulbi oculari, in modo tale che l’oggetto sotto osservazione sia
sempre fissato dalla fovea (l’area retinica responsabile dell’acutezza visiva)
dei due occhi.
Allo stesso tempo, il sistema sensoriale può svolgere le sue
funzioni solo a condizione che il sistema motorio operi correttamente.
PUNTI RETINICI E VISIONE BINOCULARE
Ogni punto della retina ha una precisa direzione visiva: quando
una immagine cade su un determinato punto retinico viene localizzata dal
cervello sempre nella stessa direzione visiva.
La fovea, la zona di massima
acuità visiva, ha come direzione visiva principale quella del drittodavanti a sé
che corrisponde al centro del campo visivo.
Quando l’immagine di uno stesso
oggetto cade sulle due fovee pro-duce un’unica sensazione che il cervello
localizza dritto davanti a sé.
Ogni punto retinico (e non solo la fovea) ha
un punto retinico corrispondente nell’altro occhio che ha lo stesso valore
localizzativo.
La visione binoculare è quel meccanismo sensoriale che
consente, guardando con due occhi, di vedere sempre una sola immagine.
Una
perfetta collaborazione dei muscoli fa sì che gli occhi siano sempre allineati
tra loro; in questo modo le immagini stimolano i punti retinici
corrispondenti.
In condizioni normali gli assi visivi, le linee immaginarie
che uniscono l’oggetto con le fovee, convergono su un unico punto.
Il
cervello riceve così l'immagine di un oggetto, da ciascun occhio, e le unisce in
un’unica immagine.
Questa capacità viene chiamata Fusione.
La fusione
funziona solo se le immagini inviate al cervello proven-gono da punti retinici
corrispondenti e se sono uguali per dimensioni e nitidezza.
Tra i due occhi,
però, esiste una certa distanza: quindi uno stesso oggetto viene visto da due
angolazioni lievemente diverse, per cui le due immagini cadono su due punti
retinici non esattamente cor-rispondenti.
Anche in questo caso il cervello è
in grado di fondere ugualmente le immagini, sfruttando le loro lievi differenze
per capirne l’esatta collocazione nello spazio.
Il cervello riesce, così, ad
elaborare un’ulteriore informazione, cioè la visione tridimensionale
(stereoscopica).
Si percepisce una sola immagine non solo quando si guarda
dritto davanti, ma anche quando si sposta lo sguardo nelle diverse direzioni: un
meccanismo di coordinamento tra la funzione sensoriale e quella motoria permette
di avere sempre una visione binoculare singola in tutte le direzioni dello
sguardo.
FOVEA l'asse visivo è la linea che unisce la fovea retinica con la mira considerata |
Quando l’equilibrio tra le due funzioni viene per
qualche motivo a mancare, le immagini stimolano punti retinici totalmente non corrispondenti; il cervello percepisce due immagini diverse per ciascun occhio
senza riuscire a fonderle: in questo caso si crea diplopia (visione doppia: lo
stesso oggetto è percepito in due luoghi diversi), confusione (due oggetti
diversi sono percepiti nello stesso luogo) o, in alcuni casi (soprattutto nei
bambini), soppressione di uno dei due.
Il cervello percepisce immagini
differenti ogni volta che si verifica un impedimento alla loro conduzione e cioè
quando vi è un difetto refrattivo, opacità corneali, opacità del cristallino,
ptosi palpebrali, nistagmo, strabismo, patologie legate alla retina o alle vie
ottiche, ecc.
Che cos'è lo strabismo?
Lo strabismo è una deviazione di uno o entrambi gli occhi
rispetto al punto di fissazione (gli assi visivi non sono, quindi, diretti verso
lo stesso punto dello spazio) e viene distinto a seconda della direzione di tale
deviazione: strabismo con-vergente (l’occhio è deviato verso l’interno),
strabismo divergente (l’occhio è deviato verso l’esterno) e strabismo verticale
(l’occhio è deviato verso l’alto o il basso).
Lo strabismo, inoltre, può
essere congenito, ad insorgenza precoce o tardiva, costante o intermittente (la
deviazione è presente solo in alcuni momenti della giornata), monolaterale
(interessa sempre e solo un occhio) o alternante (interessa i due occhi
alternativamente).
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Le cause
Lo strabismo può essere legato a difetti visivi o a patologie oculari piuttosto serie.
Tra i principali fattori si
ricordano:
- ereditarietà
- anomalie oculari (cataratta, ptosi,
ecc.)
- difetti rifrattivi
- paresi di origine cerebrale
- paresi di uno
dei muscoli oculari
Nel bambino lo strabismo può essere causato da vizi refrattivi
non corretti, l’ipermetropia ad esempio determina frequentemente strabismo
convergente.
Altra comune causa di strabismo è la visione ridotta in un
occhio (ambliopia) che impedisce la normale collaborazione tra i due occhi,
generando di solito uno strabismo divergente.
A volte, inoltre, lo strabismo
compare fin dalla nascita (congenito) o nei primi mesi di vita non legato ad
altre alterazioni oculari.
Nell’adulto l’improvvisa comparsa di forme di
strabismo va normalmente collegata a fenomeni di paresi dei muscoli oculomotori
o interpretata come manifestazione della presenza di uno strabismo latente
scompensatosi.
Gli effetti sulla visione
Il mancato allineamento dei due occhi
determina una stimolazione di punti retinici non corrispondenti.
L’occhio
deviato porta al cervello un’immagine diversa rispetto a quella dell’altro
occhio perché la sua fovea fissa un oggetto differente, determinando così una
fastidiosissima visione doppia.
Il cervello tende, quindi, ad escludere, o
per meglio dire a sopprimere, le informazioni provenienti dall’occhio strabico
perché creano confusione.
Se la soppressione è costante, l’occhio deviato non
viene utilizzato, non sviluppa o perde l’acuità visiva, fino a generare
un'ambliopia (forma duratura di debolezza visiva per cui un occhio, sebbene
anatomicamente normale, non è in grado di vedere bene), che col tempo può
diventare irreversibile.
L’ambliopia può insorgere anche in presenza di
microstrabismo, cioè quando l’angolo di deviazione è molto piccolo: in questo
caso gli oggetti non vengono visti doppi, anzi il paziente presenta una fusione
binoculare ed una seppur rudimentale stereopsi, grazie all’instaurarsi di una
corrispondenza retinica anomala, una sorta di collaborazione tra la fovea
dell’occhio sano ed una zona della retina dell’occhio deviato molto vicina alla
fovea, ma con capacità visiva inferiore.
Nel bambino al di sotto di sei anni,
quanto più a lungo l’abitudine alla soppressione rimane ignorata, tanto più
diventa difficile riportare alla normalità l’acutezza visiva dell’occhio
strabico.
La prevenzione dell’ambliopia è sicuramente il motivo più valido
per un trattamento tempestivo del bambino strabico.
Nell'adulto invece,
l'insorgenza di uno strabismo provoca una visione doppia (= diplopia) in quanto
il cervello, abituato ad utilizzare le immagini provenienti da entrambi gli
occhi, non è in grado di eliminare l'immagine dell'occhio deviato.
Ambliopia
L’ambliopia, più comunemente nota come
occhio pigro, è una condizione caratterizzata da una ridotta acuità visiva, in
genere monolaterale, che può essere causata da diverse patologie
oculari.
L’occhio ambliope viene spesso definito pigro perché non viene
normalmente utilizzato dal cervello e quindi ha una capacità visiva che in
realtà non sfrutta.
L’ambliopia si può verificare nello strabismo, in
presenza di vizi refrattivi molto elevati oppure fortemente diversi tra i due
occhi (anisometropia) e infine in presenza di ostacoli sull’asse visivo,
(cataratta congenita, ptosi palpebrale, ecc.) che impediscono allo stimolo
luminoso di arrivare sulla retina.
Tipi di strabismo
Come
abbiamo visto, lo strabismo non è solo un problema di carattere estetico, ma
soprattutto funzionale: è un’alterazione della visione binoculare causata da una
lesione dell’apparato motore, lesione che può essere di natura paralitica o di
natura non paralitica.
Lo strabismo paralitico
è dovuto a inefficienza di un muscolo oculare in seguito a lesione
nervosa, infiammatoria o traumatica. Cause di paresi possono essere dunque
traumi cranici, malattie vascolari, malattie infettive, degenerative del sistema
nervoso centrale, diabete. Gli occhi possono apparire in posizione corretta o
presentare uno strabismo che si accentua nella posizione in cui dovrebbe agire
il muscolo paralizzato.
L’angolo di deviazione è massimo nel campo di azione
del muscolo difettoso in quanto all'impossibiltàdi muovere l'occhio paretico
corri-sponde una risposta superiore alla norma del muscolo corrispondente
nell'altro occhio.
Il sintomo principale di uno strabismo paralitico è la
diplopia, spesso accompagnata da vertigini, difficoltà di orientamento e
tendenza ad inclinare la testa in senso opposto alla deviazione.
Gli strabismi non paralitici dipendono da anomalie dei
fattori nervosi che regolano la posizione degli occhi: ogni muscolo preso
singolarmente è normalmente funzionante, ma viene alterato l’equilibrio (detto
ortoforia) che regge il meccanismo della visione binoculare.
Se
quest’alterazione non è costante e si manifesta solo in determinate condizioni
si è in presenza di eteroforia o strabismo latente, se invece l’alterazione è
ben visibile in qualsiasi condizione si è in presenza di eterotropia o strabismo
concomitante manifesto.
Nell’eteroforia o
strabismo latente la deviazione viene mantenuta latente dal meccanismo della
fusione: la deviazione oculare è quindi evidente solo quando viene interrotta la
fusione o quando viene a mancare lo sforzo che il soggetto
deve compiere.
Per mantenere la fusione i sintomi sono legati allo sforzo e
consistono in cefalea, stanchezza visiva che può accentuarsi nella visione da
vicino, bruciore, fotofobia; talvolta si evidenzia l’inclinazione del capo e
l’aggrottamento delle sopracciglia.
L’eterotropia o strabismo
concomitante è una deviazione degli occhi non corretta dal meccanismo della
fusione.
In questo tipo di strabismo la deviazione è sempre presente e
manifesta e l’angolo di deviazione non cambia ovunque si guardi.
A differenza
dello strabismo paralitico, non è presente la diplopia perché il paziente riesce
a eliminare l’immagine dell’occhio deviato (soppressione).
Esistono tre tipi
di strabismo concomitante: accomodativo, tonico e misto.
Alla base dello
strabismo accomodativo vi è un’alterazione del rapporto
convergenza/accomodazione, generalmente causata
da un’ipermetropia non
corretta:
il bambino ipermetrope tende a compensare il difetto di rifrazione
accentuando l’accomodazione, scatenando così lo strabismo.
Alla base dello
strabismo tonico l’alterazione del rapporto convergenza/accomodazione è, invece,
a favore della convergenza che viene aumentata per un difetto innervazionale,
muscolare o orbitario.
Nello strabismo misto coesistono sia la componente
accomodativa sia quella tonica.
Lo strabismo concomitante non dà sintomi
particolari in quanto intervengono meccanismi di compensazione diversi a seconda
dell’età del paziente (soppressione, alternanza).
Esempi di strabismo
La plica cutanea alla radice del naso è spesso eccessiva nei bambini piccoli e può far sì che il
piccolo sembri strabico. Notare che nella figura accanto i riflessi corneali sono centrati in entrambi gli occhi. |
Al contrario del caso precedente l’occhio sinistro è chiaramente deviato verso l’interno. Esso
necessita di cure precoci sia per un corretto sviluppo visivo, che per una risoluzione estetica del caso. Data l’entità della deviazione, molto frequentemente sono necessari più interventi. |
E’ questo un tipo di strabismo che viene totalmente corretto dall’uso degli occhiali. Notare come
nell’immagine sinistra sia molto evidente uno strabismo convergente, che scompare completamente con la correzione ottica nell’immagina di destra. Una correzione chirurgica è in genere controindicata. |
Uno strabismo di tipo divergente può spesso iniziare come una forma intermittente (non sempre evidente)
di modesta entità (il famoso, se pur inesistente, “strabismo di Venere” dell’accezione popolare). Se non curato adeguatamente può esitare in forme molto fastidiose sia dal punto di vista funzionale che estetico. |
Esistono varie forme di strabismo verticale che in genere non si risolvono spontaneamente, ma che
necessitano di una terapia chirurgica |
Terapia dello strabismo
L’occhio strabico resta quindi un occhio “pigro” (ambliope) che, se non curato per tempo, non riuscirà mai più
a raggiungere una buona acuità visiva (neppure con gli occhiali). Il metodo più semplice ed efficace è ancora quello di fare in modo che venga utilizzato l’occhio ambliope mediante un’occlusione adeguata dell’occhio fissante. E’
quindi importante sapere che un bambino affetto da strabismo deve essere curato il più precocemente possibile e che i migliori risultati si ottengono iniziando le adeguate terapie (occhiali ed occlusione) già a pochi mesi di vita.
Negli adulti non si corrono questi rischi di iposviluppo visivo, ma ci si scontra con il problema diplopia.
Anch’essa, nella stragrande maggioranza dei casi, può essere risolta con una serie di interventi terapeutici che, graduati nel tempo, vanno dalla semplice occlusione dell’occhio deviato, all’uso di lenti prismatiche, all’utilizzo
della tossina botulinica, fino ad un vero e proprio intervento chirurgico.
Nella nostra breve disamina ci resta da prendere in considerazione il problema estetico. Anche in questo caso si
devono distinguere i bambini dagli adulti. Nei pazienti al di sotto dei 15-16 anni in genere non si incontrano particolari problemi in una correzione chirurgica dello strabismo. E’ anche giusto però ricordare che non tutti gli strabismi
vanno corretti chirurgicamente. Ad esempio alcuni pazienti vanno trattati con il semplice uso di lenti correttive, e quindi un intervento chirurgico è spesso controindicato, altri presentano deviazioni estremamente variabili, e quindi
vanno sottoposti ad un eventuale operazione in età più avanzata. Negli adulti invece si deve stare molto attenti alla possibilità che un intervento chirurgico corregga sì il problema estetico, ma induca anche ad una diplopia
postoperatoria. E’ vero anche che a tutt’oggi si hanno possibilità diagnostiche per prevedere le percentuali di tale rischio e regolarsi di conseguenza.
In linea di massima, per correggere una deviazione oculare abbiamo a disposizione due possibilità: o indebolire i muscoli
che funzionano troppo (Recessione), o rinforzare quelli che sono invece ipofunzionanti (Resezione). In realtà esistono anche altri interventi più complessi, ma che alla fine hanno sempre lo scopo di normalizzare e
riequilibrare la muscolatura oculoestrinseca.
La scelta dell’intervento sarà certamente dettata dalle caratteristiche dello strabismo, ma sarà l’esperienza del
chirurgo che dovrà valutare il tipo e l’entità ottimali dell’intervento da eseguire.
Si può infatti affermare che in strabologia non esistono delle regole fisse e che ogni paziente è un caso unico ed a sé stante e che, come tale, va studiato e trattato.
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(ultimo aggiornamento febbraio 2018)