- A che punto è la ricerca scientifica e tecnologica nel campo
della riabilitazione dei soggetti ipovedenti?
- Oggi, è stato raggiunto, sia pure in parte, l’obiettivo
fondamentale che i ricercatori del settore si erano proposti, e cioè la
possibilità per il portatore dell’handicap visivo di svolgere le normali
attività della vita quotidiana, sino a poter avere una vita completamente
indipendente?
- Un primo ed importante passo è stato realizzato con la
prescrizione di un ausilio ottico di ingrandimento, che compensa la riduzione
dell’acuità visiva, mentre il contrasto è massimizzato con un sistema di
illuminazione locale.
- Va però subito sottolineato un fatto: sebbene la prescrizione
di queste sistemi sia piuttosto diffusa, non tutti gli "utenti" ne fanno un
uso continuo nel tempo. Colpa dell’età del paziente e della sua acuità visiva
residua, specie quando è molto scarsa? Sembra di no; anzi pare proprio che lo
scarso uso non sia riferibile alle due variabili.
- In effetti i limiti di questo ausilio non sono pochi. Ne
elenchiamo alcuni:
- · campo visivo limitato;
- · messa a fuoco non automatica;
- · assenza di percezione dei particolari;
- · impossibilità di valutare le "reali" distanze
- delle cose;
- · ingombro.
- Sulla base della nostra esperienza in merito, più del 50%
rinuncia quasi totalmente al loro utilizzo.
- Resistono coloro che riescono a trovare forti motivazioni
psicologiche.
- Laddove è insufficiente l’ausilio di ingrandimento ottico può
essere d’aiuto la tecnologia con un sistema di televisione a circuito chiuso
(CCTV). Questo sistema elettrico ha il vantaggio di un maggiore ingrandimento
e di un più ampio campo visivo scevro da aberrazioni. Inoltre permette anche
una visione binoculare da una postura più confortevole e naturale.
- Alcuni autori, inoltre, sottolineano che il sistema visivo
umano è una combinazione di una regione retinica molto ristretta deputata alla
visione distinta, la fovea, con un sistema di controllo motorio occhio -testa-
corpo, che richiede la precisa direzione della fovea sull’oggetto di interesse
una volta che questo sia stato individuato e localizzato. Questo "switching"
di attenzione tra individuazione e localizzazione è estremamente difficile
poterlo eseguire con il sistema ottico di ingrandimento mentre è possibile
farlo con lo zoom dei sistemi a circiuto chiuso e con i nuovi ausili elettrici
videoingrandenti (HMDs).
- Tuttavia non è possibile confrontare le "performance" degli
utenti di ausili ottici con quelli elettrici, sebbene molti pazienti
utilizzino entrambi a seconda delle necessità (per la visione di particolari
il sistema elettrico a circuito chiuso mentre in situazioni a breve termine o
che richiedano lo spostamento l’ausilio ottico).
- Nonostante il significativo sviluppo dei sistemi elettrici,
compreso quello di una telecamera portatile (HMDs), questi ausili non hanno
riscosso un particolare successo tra la popolazione degli ipovedenti.
- L’ultima novità offerta dalla tecnologia è il LVIS (low
vision imaging system), brevettato alla John Hopkins University, un ausilio
dotato di una videocamera a batteria con autofocus, ingrandimento ottico
variabile e valorizzazione elettronica del contrasto (rappresenta la capacità
di processazione dell’immagine), tutti regolabili dall’operatore, secondo
un’ampia scala di possibilità per ogni situazione.
- L’apparecchio è costituito da due tubi a raggio catodo
montati sulle tempie, da due telecamere monocromatiche posizionate davanti
agli occhi, approssimativamente lungo l’asse della linea di visione (che
permettono l’orientamento perché forniscono un campo visivo binoculare) e da
una terza telecamera montata centralmente, provvista di zoom, che fornisce una
stessa immagine ad entrambi gli occhi con un ingrandimento differente. Nella
configurazione standard l’ingrandimento è pari a 10.5X.
- E’ da sottolineare che tale apparecchio è posizionato intorno
al capo, permettendo all’operatore di avere le mani libere.
- Ulteriore sviluppo di questo apparecchio è rappresentato da
un ausilio videoingranditore monoculare, conosciuto con il nome di "Aurora
imaging system", brevettato sempre alla John Hopkins University. A differenza
del LVIS è più piccolo ma mantiene la stessa capacità di ingrandimento e di
contrasto. Non è ancora disponibile né in USA né in Gran Bretagna.
- Un altro sistema conosciuto come V-max (Enhanced Vision
System), venduto in USA e recentemente introdotto in Gran Bretagna, differisce
dai precedenti per l’uso di una telecamera a colori e di uno schermo a
cristalli liquidi. La scatola dei comandi è più piccola e più semplice da
usare rispetto alla LVIS. Inoltre quando collegato ad un monitor può
funzionare come un sistema a circuito chiuso.
- La tecnologia quindi ha potenziato enormemente gli ausili
permettendo sempre più agli ipovedenti di poter condurre una vita più
indipendente. Infatti questi apparecchi permettono:
- 1. di avere le mani libere;
- 2. enorme variabilità di ingrandimento e quindi esatta
valutazione delle distanze;
- 3. ottimizzazione del contrasto e quindi opportunità di
adattare le immagini alle situazioni;
- 4. controllo automatico della luminosità di fondo che
pertanto rimane costante (importante nei soggetti con difficoltà
nell’adattamento/abbagliamento alla luce come i pazienti con retinite
pigmentosa);
- 5. possibilità di visione binoculare con un ampio campo
visivo.
- Gli svantaggi includono il peso dell’apparecchio montato sul
capo, l’estetica, il costo, il tempo da impiegare per imparare ad utilizzare
questi strumenti, la complessità dell’operazione e i potenziali problemi
inerenti malattie concomitanti o claustrofobia.
- Ma quanto questi progressi nella funzione visiva intesa come
acuità visiva, sensibilità al contrasto e all’abbagliamento, corrispondono ad
un effettivo miglioramento della qualità della vita e delle relazioni
interpersonali degli ipovedenti?
- Il problema è giustamente sollevato dagli autori Harper,
Culham e Dickinson che, in un clima di entusiasmo generale creato dal brevetto
degli ultimi ausili elettronici, hanno valutato l’assoluta carenza di dati
ricavati da trial controllati nella letteratura scientifica corrente, per
determinare i benefici apportati da questi sistemi alla popolazione degli
ipovedenti e non solo a pochi e selezionati casi.
- Molto difficile è valutare infatti i requisiti di
accettabilità per i pazienti in termini di apparenza, comfort e semplicità
nell’uso.
- Del resto, i pochi casi riportati, rilevano che il tempo di
uso degli apparecchi è di 8-10 ore al massimo nell’arco della giornata e
quando intervistati, la maggior parte dei pazienti ha sostenuto di non poter
immaginare un uso regolare del sistema. Queste apparenti contraddizioni
meritano maggiori approfondimenti nel risalire al perché un particolare
ausilio possa non essere appropriato per alcuni pazienti, soprattutto in
considerazione degli elevati costi e dell’apprendimento del funzionamento di
questi apparecchi.
- E’ noto che con i sistemi ottico ed elettrico erano
necessarie circa 2-3 settimane di "training" prima di riuscire a leggere in
modo spedito, per cui è prevedibile un tempo ancor più lungo per gli
apparecchi elettrici più sofisticati.
- Raramente, inoltre, è preso in considerazione il problema
dell’adattamento all’uso degli ingranditori sulla stabilità dell’immagine
retinica durante i movimenti del capo. In un soggetto normale in seguito ai
movimenti del capo gli occhi effettuano lo stesso movimento con la stessa
velocità ma in senso opposto per l’intervento del riflesso oculovestibolare.
In tal modo si produce una immagine retinica stabile.
- Guardando con un sistema di ingrandimento, anche l’immagine
retinica risulta ingrandita e il riflesso oculovestibolare dovrebbe essere di
uguale entità per garantire la stabilità dell’immagine.
- Se il riflesso oculovestibolare è insufficiente l’immagine
sarà "sfuggente" e se di entità superiore a 2º, l’acuità visiva dinamica
cesserà di esistere.
- Sebbene l’ingrandimento dei telescopi aiuti gli ipovedenti,
l’assenza dei movimenti degli occhi compensatori di quelli del capo superiori
ai 20º (es. camminare), determina il decremento dell’acuità visiva dinamica a
dispetto dell’ingrandimento, con la percezione di immagini "sfuggenti" che
possono creare sensazioni sgradevoli ai pazienti più sensibili.
- Tutto ciò sembrerebbe condurre alla conclusione errata
dell’inadeguatezza di questi sistemi, perché molti pazienti utilizzano con
successo le lenti a contatto telescopiche. I motivi sono riconducibili
a:
- 1. grande variabilità individuale dell’acuità visiva dinamica
(anche tra i non ipovedenti);
- 2. adattamento del riflesso oculovestibolare anche per
periodi brevi (non è noto come avvenga questo adattamento);
- 3. molti di questi pazienti hanno un nistagmo congenito per
cui probabilmente il sistema visivo è già adattato alle immagini
"sfuggenti".
- Stando a questi dati, gli ausili visivi attualmente
disponibili sul mercato sarebbero solo per un numero ristretto di ipovedenti,
ma la tecnologia si sta applicando a risolverne le principali
limitazioni.
- Gli ausili futuri saranno più piccoli e luminosi e con un
display per immagini di migliore qualità. E’ interessante però capire quali
dovrebbero essere le caratteristiche di un ottimo display per
ipovedenti.
- La maggiore differenza tra un sistema ottico ed uno elettrico
è nell’immagine che può essere ottimizzata in modo da migliorarne il
contrasto. L’importanza di trovare una strategia in proposito sta nel poterlo
poi personalizzare ad ogni singolo paziente e patologia. E’ tuttavia possibile
considerare le caratteristiche della frequenza spaziale dell’immagine stessa
(misurata in cicli) e scegliere di amplificare solo quelle frequenze spaziali
note per essere fondamentali nel riconoscimento di persone o cose (intorno a
20 cicli).
- Negli attuali ausili elettrici a circuito chiuso (CCTVs)
l’ottimizzazione del contrasto è ottenuta mediante un’omogenea variazione di
un testo stampato, ma l’immagine ha un più alto contrasto rispetto a quello
della pagina stampata da cui proviene e, soprattutto, tale contrasto può
essere anche annullato, cosa che sembra essere particolarmente gradita a molti
pazienti. Sorprende che tale tecnica non sia stata ulteriormente migliorata in
considerazione dell’importanza del contrasto nella lettura. Tradizionalmente
il CCTVs ha impiegato display in bianco e nero, utilizzando quelli a colori
solo in determinate occasioni (mappe, programmi di educazione).
- Negli ultimi anni si sono diffusi sistemi che permettono
all’utente di ottenere immagini monocromatiche a contrasto di colore, anche se
non se ne riconosce l’effettiva utilità visto che per leggere è necessario
solo valorizzare il contrasto di luce. Probabilmente è da attribuire a motivi
esclusivamente psicologici, estetici o ad un miglioramento del comfort visivo,
perché al momento non si dispone di alcuna evidenza oggettiva e quantificabile
che la supporti. E’ possibile che il colore migliori le performance in
accuratezza e velocità nel riconoscimento di oggetti e volti. Tuttavia anche
questo aspetto necessita di ulteriori approfondimenti.
- Pertanto, è sentita come priorità assoluta la necessità di
studi e trial controllati sull’effettiva efficienza e adeguatezza di questi
ausili nel miglioramento della qualità di vita degli ipovedenti e
l’identificazione degli elementi di successo degli stessi, in considerazione
del grande parlare dei media sul problema ipovisione, che ha reso questa
popolazione molto attenta e pressante nei confronti della tecnologia.