Le ametropie, o più semplicemente, i difetti visivi, sono:
Simulazione del modo di vedere di un occhio miope: gli oggetti posti a distanza ravvicinata vengono visti correttamente a fuoco, mentre quelli più lontani appaiono tanto più sfocati ed indistinti tanto più sono distanti e tanto più la miopia è elevata |
Simulazione del modo di vedere di un occhio ipermetrope: gli oggetti posti a distanza ravvicinata appaiono sfocati ed indistinti; gli oggetti distanti vengono visti a fuoco, soprattutto se entra in funzione l'accomodazione |
Simulazione del modo di vedere di un occhio astigmatico: le immagini vengono percepite deformate lungo una certa direzione che dipende dalla direzione dell'astigmatismo; la deformazione è tanto maggiore, tanto più elevato è il grado di astigmatismo |
Prima di passare alla descrizione di questi difetti vediamo, però, come funziona un occhio normale o emmetrope:
Se volgiamo lo sguardo sia al presente che al passato, possiamo tranquillamente affermare che la miopia non è un difetto che faccia distinzione di classe, d’ingegno o di posizione sociale. In questo senso, non si trova in soggezione di fronte a personaggi famosi, a politici illustri, a matematici, statistici, pittori e aristocratici. Affligge tutti con la stessa caparbietà e sfrontatezza.
Quindi, non ci dovremmo meravigliare di trovare in un quadro di Lautrec , un gentiluomo in tuba e frac che ci scruta da dietro il suo pince-nez. Inoltre, non tutti sanno che fu proprio la corte medicea, con i suoi numerosi matrimoni di alleanza, ad introdurre la miopia in molte famiglie nobili europee, i cui discendenti, però, avrebbero, in seguito, accuratamente evitato di farsi ritrarre con gli occhiali.
Così come i nobili, anche i pittori non vengono risparmiati da questo flagello. Boilly, che, in numerosi dipinti, dimostra un vivo interesse per i personaggi con gli occhiali, era egli stesso miope e portatore di occhiali.
Senza parlare dei miniaturisti: innumerevoli volte, guardando una miniatura, ci siamo chiesti come potesse quel pittore dipingere un soggetto così piccolo, senza magari sapere che molti di loro soffrivano di miopia e preferivano, quindi, dipingere a distanza molto ravvicinata.
Tra i presidenti degli Stati Uniti, quattro erano miopi: T. Roosvelt, D. Roosvelt, H. Truman, W. Wilson. Tuttavia per essi la miopia non fu un handicap, anzi, affatto, il contrario: andando ad analizzare il loro operato, troviamo che hanno avuto sempre un ruolo determinante nella vita politica del loro paese e nessuno di essi mai ha esitato di farsi fotografare con il pince-nez o con i propri occhiali!
Anche tra i militari la miopia è piuttosto popolare. Il generale, il condottiero per eccellenza, Napoleone era affetto da questa "disgrazia": portava occhiali di - 4,50 D, che non indossava mai, ma che portava diligentemente nella tasca. Allo stesso modo, suo fratello Lucien era affetto da una grave forma di miopia. Gallieni, il difensore di Parigi nel 1914, vincitore della battaglia della Marna, fu uno dei primi generali francesi a non dimenticare mai il suo pince-nez, neanche nei ritratti ufficiali. Per non parlare, poi, di Leon Trotsky, l’organizzatore dell’Armata Rossa, dei generali Montgomery a Bradley, che impartivano senza esitazione i loro ordini indossando spessi occhiali da miope.
In campo scientifico e letterario, imbatterci nella miopia è quanto mai scontato, anzi, nessuno di noi immaginerebbe mai un matematico oppure uno scrittore diversamente che con gli occhiali. Tra i matematici possiamo annoverare Max Planck, Ludwig Boltzman che a dispetto della sua grave miopia riuscì ad intravedere il senso profondo delle modificazioni della materia, scontrandosi con i suoi contemporanei troppo "miopi" per vedere che le basi della scissione dell’atomo erano ormai gettate.
Tra i medici, possiamo nominare John Dalton famoso per i suoi studi sui colori (da cui il nome daltonismo), che oltre ad essere affetto da discromatopsia fu certamente anche miope. Lo stesso vale per Mendel, che in ogni ritratto viene rappresentato con gli immancabili occhiali. E poi oculisti famosi, dai quali la miopia non si è fatta certo intimorire, come Goldman, Magitot, Franceschetti.
Infine scrittori come Schiller (- 2,75 D), Goethe (- 6,00 D), Schopenhauer (- 3,50 D); musicisti del calibro di Beethoven che, oltre ad essere afflitto dalla sordità, portava anche lenti da miope; re e regine come Maria Antonietta (- 4,00 D) e Luigi XVI .....tutti miopi.
La correzione con occhiali serve a garantire la migliore acutezza visiva per lontano, consentendo il massimo comfort al soggetto. Non disponiamo ancora di criteri validi, da tutti accettati e pienamente suffragati da risultati sperimentali, che ci possano guidare nella prescrizione delle lenti. Non sono stati definiti con certezza i vantaggi di una correzione totale, rispetto ad una iper o ipo correzione, di una correzione permanente, rispetto ad una correzione solo parziale, legata, cioè, alle necessità del soggetto. Negli anni addietro, attribuendo all'accomodazione un ruolo predominante nella progressione della miopia, si interveniva sottraendo -0,25 D - 1D alla correzione che garantiva i 10/10. Al contrario, attualmente, si ritiene più opportuna una correzione totale e permanente. Ciò al fine di ripristinare nel soggetto le migliori condizioni visive, senza che egli abbia maggiori difficoltà al variare delle condizioni ambientali (è noto che nel miope, in condizioni di illuminazione crepuscolare, si ha un ulteriore peggioramento della acuità visiva), ma, anche e soprattutto sulla base delle ultime teorie sull’etiopatogenesi (es. la teoria di Balacco) della miopia, specie se degenerativa, e sulla base dei risultati della miopia sperimentale indotta su animali. È ormai ampiamente dimostrato che, in presenza di uno stimolo luminoso quantitativamente e/o qualitativamente alterato, si determina uno stimolo alla miopizzazione. Ne consegue che l’immagine retinica deve essere in ogni caso perfettamente a fuoco sulla retina. La correzione della miopia si deve effettuare utilizzando la lente negativa più debole che permette il raggiungimento del massimo visus. Numerose sono, però, le eccezioni a questa regola generale e con cui frequentemente ci si imbatte nella pratica clinica. Ancora oggi ci si può trovare davanti a miopie riscontrate tardivamente o cronicamente ipocorrette: questi miopi, ad esempio, preferiscono una lieve sottocorrezione.
Per realizzare una correzione ottimale, la lente deve essere
centrata: l'asse ottico della lente e l'asse visivo dell'occhio,
supposto immobile, devono coincidere. Importante, a questo riguardo, è il
taglio della lente che deve tener conto della distanza interpupillare e della
grandezza del nasello o ponte nasale che deve essere calcolato nella scelta
della montatura. I materiali impiegati nella costruzione delle lenti sono
diversi. In prima battuta, distinguiamo le lenti in cristallo dalle
lenti organiche. Come regola generale, le lenti in cristallo hanno e
mantengono una trasparenza maggiore, si rigano di meno, ma sono più pesanti.
Le lenti organiche hanno il vantaggio di rompersi meno facilmente senza
produrre schegge pericolose per cui sono d'obbligo nei bambini, nelle attività
a rischio per traumi, e nello sport, sono però più spesse e tendono ad
ingiallire. I principali inconvenienti degli occhiali, specie con le
correzioni più elevate, sono legate al rimpicciolimento delle immagini ed allo
spostamento apparente degli oggetti. Le lenti per la correzione della miopia,
in particolare di quella elevata, hanno inoltre un aspetto che normalmente
viene considerato sgradevole: l'elevato spessore dei bordi, le caratteristiche
cerchiature, il rimpicciolimento dell'occhio sono infatti tutti elementi
esteticamente negativi. Per ovviare a questi difetti, si può prendere in
considerazione l'uso di lenti con elevato indice di refrazione o di lenti
cosiddette "cosmetiche". Si tratta di lenti di tipo lenticolare modificate,
cioè di lenti praticamente piane nella loro porzione periferica e
profondamente incavate al centro, con un raccordo progressivo fra le due
parti. Il loro maggiore difetto è quello di un notevole restringimento del
campo visivo.
Molti svantaggi dati dall'uso delle lenti a frontale vengono
totalmente eliminati dall'uso delle lenti a contatto o dal ricorso alla
chirurgia rifrattiva.
Le tecniche chirurgiche sono meglio affrontate nella pagina dedicata alla correzione chirurgica delle ametropie. Vogliamo, tuttavia, in questa sede, esprimere alcune riflessioni sulla'argomento.
Le domande che più spesso un oftalmologo si sente porre, non solo nella pratica clinica, riguardano, soprattutto, la correzione chirurgica della miopia. L'opinione pubblica è quasi quotidianamente messa al corrente dei progressi che la medicina compie sia in campo medico che chirurgico ed è piuttosto naturale che, per una platea non competente, ogni novità venga recepita come il rimedio tanto atteso e risolutivo per un loro problema. Il campo oculistico, in proposito, è forse quello che, negli ultimi anni, ha visto il fiorire delle novità più importanti soprattutto nel settore della correzione chirurgica della miopia. L'introduzione in ambito oftalmologico di apparecchiature laser sempre più sofisticate ha permesso il conseguimento di risultati fino a pochi anni fa impensabili, tanto che, senza dubbio, oggi possiamo affermare che "l'intervento" per la miopia è una realtà. Seguendo un modello teorico, il chirurgo potrebbe intervenire sulla cornea o sul cristallino oppure sull'asse antero-posteriore del bulbo oculare. Disponiamo, infatti, di una serie di metodiche chirurgiche e parachirurgiche già ampiamente collaudate, altre ancora in fase di sperimentazione. Occorre mettere in evidenza che numerose ricerche, spesso, riportano risultati che hanno del miracoloso. Tutto ciò è sicuramente positivo perchè stimola la ricerca e dà impulso al perfezionamento delle tecniche, tuttavia, occorre precisare alcuni concetti fondamentali che il potenziale fruitore di tale trattamento è bene che ricordi: - la maggior parte degli interventi atti a modificare il potere refrattivo del bulbo sono rivolti ad un approccio corneale. La cornea è un tessuto biologico integro in cui è mantenuto un delicato equilibrio tale da garantire le caratteristiche di specularità, avascolarità e trasparenza. Qualsiasi tipo di "insulto", che l’operatore apporta all’integrità tissutale, non è sempre prevedibile e controllabile. - Riteniamo che una reale incompatibilità con l'uso di occhiali o di lenti a contatto, o particolari esigenze di natura lavorativa o psicologica oppure situazioni refrattive marcatamente differenti nei due occhi giustifichino, addirittura, in qualche occasione, costituiscono una vera e propria indicazione all'intervento.
LA CORREZIONE DELLA MIOPIA CON LENTI A CONTATTO
Questo argomento viene adeguatamente affrontato nella pagina dedicata alle correzioni visive.
Domande e risposte sulla miopia
Questa pagina è stata visitata volte dal 18.03.1999
(ultimo aggiornamento febbraio 2018)